Kouglof,
kugelhopf, gugelhopf, gugelhupf, kuglòf, bàbovka o babka.
Sono
tutti i nomi che designano la stessa preparazione lievitata, con uva passa e
mandorle originaria secondo alcuni credono in Austria o, secondo altri, in
Alsazia.
Gli
storici della cucina fanno fatica
a ricostruire la storia di questo dolce, perché prima del secolo XIX
esistono pochissimi scritti che ne fanno menzione. Tuttavia, è certo che il
Kouglof con la sua forma moderna esisteva già nel secolo XVIII, data degli
stampi più antichi che sono stati ritrovati, oggi conservati al Museo
Unterlinden a Colmar.
Per
molto tempo, il Koulglof è stato il dolce delle feste, confezionato per Natale,
Pasqua, la vendemmia, matrimoni, nascite e così via, fino a diventare ai giorni
nostri di consumo quasi giornaliero o almeno, la colazione domenicale preferita
degli Alsaziani.
Quel
che sembra, però, è che la sua storia rimonti ancora più indietro nel tempo,
tra il XVI e XVII secolo, tempo in cui la pasta lievitata arricchita di burro e
zucchero cominciava a spandersi per l’Europa e prendeva in ogni paese svariate
forme, come il Panettone in Italia, la brioche in Francia o il babka slavo.
La
versione di questa torta nella regione teutonica tra l’Alsazia fino all’Austia,
è proprio il kugelhopf. In quell’epoca e in quella regione pasticcieri e
panettieri erano in gran maggioranza ebrei, quindi esiste la probabilità che
sia una creazione ebraica e la certezza che la comunità della zona lo adottasse
come proprio, tanto da non concepire, ancora ai giorni nostri, una colazione di Shabbat in
Alsazia senza Kouglof.
La
nuova pasta piena di burro risultava più delicata della pasta di pane e non poteva
cuocere direttamente sul suolo dei forni a legna, per cui si pensò di metterla
in piccoli contenitori di terracotta chiamati kugeltopf (kugle significa palla e topf,
vaso) che producevano una torta tonda a forma di palla alla quale la versione
moderna deve il nome. Il problema fu che la pasta di questo dolce fosse molto
densa e che lo zucchero la facesse imbrunire in cottura molto rapidamente per
cui il centro restava crudo il più delle volte, con un esterno quasi bruciato.
Questo problema è stato risolto utilizzando uno stampo con buco in mezzo,
conosciuto come cappello del turco o testa di turco, uno stampo di terracotta
dall’interno smaltato e con un tubo nel centro. Posteriormente i ceramisti
aggiunsero la forma scanalata in modo da esporre ancora più pasta al calore e
dare al dolce la sua forma tipica di turbante.
Gli
ebrei della zona che va dall’Alsazia fino a Vienna che non conoscevano ancora
la Challah est-europea, adottarono il Kougelhopf come dolce favorito, sia nella
maniera alsaziana con poco zucchero, che in quella austriaca molto più dolce.
Dai
tredici ai sedici centimetri di altezza, il kouglof sposa oggi giorno la forma
del suo stampo classico in terracotta smaltata, semplice o colorata e decorata,
a forma di tronco di cono e con scanalature curve. Sempre spolverizzato di
zucchero a velo e spesso decorato con mandorle pelate e intere sulla cima o con
filetti di mandorle tutt’intorno, è un dolce fine, croccante fuori e morbido
all’interno.
Ho seguito la ricetta di Chritophe Felder, maestro
pasticcere Alsaziano
Kouglof Alsaziano
Dal libro "Pâtisserie", di Cristophe Felder
Ingredienti per due stampi da 12 cm di diametro o 600 grammi di pasta
(io ho usato un solo stampo da 20 cm di diametro)
50 g di uva passa
1 cucchiaio di rum scuro
per il lievitino:
10 g di lievito di birra
35 g di acqua a temperatura ambiente
50 g di farina di forza
per l’impasto:
225 g di farina di forza
1 uovo intero
125 g di latte a temperatura ambiente
40 g di zucchero semolato
1 cucchiaino di sale
65 g di burro morbido, a temperatura ambiente
per lo stampo:
10 g di burro fuso
50 g di mandorle sfilettate
zucchero a velo, da spolverare
La sera prima, lasciare l’uva passa a macerare nel
rum, in un piccolo contenitore a temperatura ambiente.
Per preparare il lievitino, versare l’acqua e il
lievito in una ciotola, aggiungere la farina e impastare con una spatola fino
ad ottenere una palla solida e liscia. Mettere questa palla sul fondo della
ciotola e coprirla con i 225 g di farina e lasciar lievitare.
Intanto, preparare lo stampo imburrandolo con il
burro fuso con l’aiuto di un pennello e spolverizzandolo da tutti i lati con i
filetti di mandorla che dovranno attaccarsi ai lati e al centro dello stampo.
Quando la farina sul lievitino avrà formato delle
crepe, aggiungete l’uovo, il latte, lo zucchero, il sale e il burro. Impastare
fino a che la pasta ormai liscia, morbida ed elastica, non si attacchi più al
bordo della ciotola e alle dita e aggiungere quindi l’uva passa sgocciolata,
impastare ancora un po’ per distribuire bene l’uvetta.
Lasciare lievitare la pasta nello stampo fino a che
si sia formata una piccola cupola che sorpassi il bordo di un centimetro
scarso.
Mezz’ora prima della cottura, scaldate il forno in
modalità statica a 180° per una ventina di minuti.
Sformare immediatamente all’uscita dal forno e
lasciarlo raffreddare completamente prima di spolverizzare lo zucchero a velo.
Che bella la storia, non la conoscevo! E buonissimo il dolce anche se dal nome impronunciabile ;-)
RispondiEliminaSembra divinamente soffice....
RispondiEliminaci credi che ho 3 stampi da Kugelhupf e non ne ho mai preparato uno? :) Il tuo ha una faccia davvero invitante, cara Eleonora... Grazie anche per la presentazione :) Un bacione!
RispondiEliminagrazie per averne condiviso anche la storia e questo bel racconto! bello proprio
RispondiEliminaBellissima la storia dello stampo a palla.
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