Quando si arriva per la prima volta in un paese si trovano tante curiosità che poi con l'andare del tempo cominciano a diventare normali. È per questo che qui in Marocco ho deciso di raccogliere tutte queste impressioni curiose e che strappano un sorriso durante questo primo anno, prima che l'abitudine le trasformi in consuetudine.
L'Aïd al-Adha, la festa del sacrificio, è stata il 6 novembre scorso. La Chiamano anche Aïd-el-khbir, la gran festa, perchè è la celebrazione più importante del calendario Musulmano.
Tutta la preparazione comincia almeno un mese prima, quando cominciano ad apparire per strada i cartelloni pubblicitari delle banche con agevolazioni di credito per comprare il tuo montone. E già li, per l'occhio occidentale ci è scappata la risata. E non vi dico quando, una settimana e mezza prima della festa, un SMS mi annuncia: Vinci uno dei 5 montoni messi in palio da Meditel, chiamando al numero....
Certo, il giardino è grande ma...
E poi, più si avvicinava il gran giorno, più il numero di pecore e montoni aumentava dappertutto. per le strade, famiglie intere portavano il loro animale al guinzaglio, come fosse un cane, e la povera bestia che seguiva, ignara del suo destino. Ho persino visto un tipo che viaggiava in moto con la sua pecora sul davanti, come fosse un passaggero, e non sapete come ho rimpianto quel giorno di non avere con me la macchina fotografica.
Man mano si avvicinava il 6 novembre, anche i supermercati si sono dati da fare. Su tutti i parcheggi sono state allestite grandi tende bianche con pecore e montoni da scegliere e portar via, secondo loro, al miglior prezzo, non vi racconto l'odore che ne scaturiva, vi rovinerei l'appetibilità della ricetta che vi presento qui sotto. Dentro i supermercati invece, una gran scelta di griglie, spezie, ingredienti e dolci relazionati all'Aid sono in gran mostra nei corridoi principali, insieme a enormi sacchi di carbone.
Ma poi, qual'è la differenza tra pecora e montone? Perchè la gente già tanto povera si indebita alla grande per preferire quello più caro? La spiegazione non tarda ad arrivare, più le corna son belle e grandi, più il sacrificio sarà gradito ad Allah.
I giorni passano, le ore scandite dai canti del Muzzin che richiama cinque volte al giorno i fedeli alla preghiera. Ma il 6 novembre il canto è differente, dal mattino presto, si aspetta che il Re Mohammed VI faccia prima il suo sacrificio e poi in un unico coro per tutto il Marocco, i Muzzin da tutti in minareti avvisano che si può procedere. I canti son preghiere, musicali come poesie, incantano l'orecchio occidentale che ancora non capisce più parole che Allah Akbar, Allah è Grande.
Pecore e montoni sono sacrificati in tutte le case, uno per famiglia, dal capofamiglia o dal figlio maggiore. Sono sgozzati, dissanguati e poi mangiati, perchè tutto ciò sia gradito ad Allah.
Ma cosa si festeggia esattamente? Si ricorda Abramo, che per amore a D-o ebbe la ferma volontà si sacrificare suo figlio e D-o vedendo questo, lo sostituì con un agnello. Il sacrificio del Montone dimostra a D-o tutto l'amore del popolo musulmano.
Uno dei piatti tradizionali di quel giorno è appunto il Mechouì, un cosciotto di montone che imbevuto di spezie e racchiuso in un involucro, viene cotto ricoperto di braci. La ricetta che riporto qui viene da molteplici domande a gente locale per sapere che spezie usare e come cucinarlo.
Qui in Marocco esistono forni comuni dove la gente porta a cuocere il loro pane tutti i giorni o a far cuocere le pietanze al carbone. Ma l'occhio occidentale sa che il suo pubblico non dispone di questa ricchezza, a parte i pochi che hanno un forno a legna, quindi ho pensato di adattare la cottura nel forno per farvi apprezzare questa carne che è rimasta succosa e saporitissima.
Mechouì alla Marocchina
Ingredienti Per 4 persone
1 coscia di agnello da circa due kili (osso compreso)
80 gr di smen*
2 cucchiai di cumino in polvere + qualche cucchiaino
2 cucchiai di coriandolo in polvere
1 cucchiaio di paprika dolce
sale grosso
*Lo smen è un tipo di burro rancido, sostituibile con burro chiarificato o burro normale in sua mancanza.
Scaldare il forno a 220°C. Con un Coltello appuntito, praticate dei tagli profondi sulla coscia d'agnello. Con lo smen o il burro fare una pasta molle e spalmarla su tutta la carne, cercando di farla penetrare bene spalmendo anche con le mani.
Posare la carne su un piatto da forno profondo, con l'osso verso il basso e fatella arrostire 10 minuti, in posizione più alta possibile nel forno. Spennellare con i succhi di cottura e rimettere poi a cuocere nel centro del forno, abbassando la temperatura a 160°. Continuate a cuocere circa un'ora e mezza, bagnando la carne ogni 20 minuti con i liquidi di cottura.
Servire il mechouì tagliato a fette con sale grosso mischiato a qualche cucchiaino di cumino.
Grazie per questo racconto, per questa bellissima ricetta.
RispondiEliminaInebriata dal racconto e ricetta annessa, traboccante di aromi e profumi magnetici.
RispondiEliminaSerena giornata
stiamo cercando di immaginare la faccia di lollo fra tutti i pecoroni e montoni al supermaket ^__^
RispondiEliminail racconto dei montoni al guinzaglio sarebbe anche esilarante se non si pensasse quale sorte tocca loro. Un pò come i nostri agnelli pasquali (almeno noi non li facciamo salire sulle moto).
RispondiEliminaE' molto bello il tuo adattrati alle usanze e alle pietanze del posto e, nonostante io non ami questa carne, la trovo molto appetitosa!
Che storie!!! A volte son proprio contenta di essere vegetariana cosi' non devo are il mutuo per il mio montone :-).
RispondiEliminaEle il maritozzo non ama montoni & co..ma se vengo in Marocco...io me lo mangio sano sano tutto il cosciotto!!Buona giornata, baci, Flavia
RispondiEliminagrazie Ele per aver condiviso con noi questa tradizione marocchina...peccato non aver fotografato il tipo sulla moto con la pecora :-)ti auguro una buona giornata!
RispondiEliminaBellissimo racconto di scorci di vita locale..e che ci fa aprire un po' di piu' gli occhi sul mondo che ci circonda e che è diverso dal nostro angolino..pero' avrei proprio voluto vedere il tipo in moto con la pecora si si ;))
RispondiEliminaLa ricetta dev'essere buonissimo e meno male che a noi piace questa carne..e poi qui in Svizzera il cosciotto di agnello si trova anche al supermercato...da provare!!!
Un bacione ^_^
p.s...ma ma ma..ci sarai anche tu Domenica in Franciacorta??? evvaiiiiii felicissima di fare finalmente la tua conoscenza :))
Bellissimo il racconto e bellissima anche la ricetta (grazie per aver pensato ai nostri forni di casa, dove un montone intero non entra neppure se lo smembriamo! ^_^).
RispondiEliminaLa ricetta è appetitosissima e mi ha fatto venire una gran voglia di provarla.
Un bacione!
Adoro scoprire nuove tradizioni! Sabato arrivo a Mararkesh, non vedo l'ora!!!!! ^__^
RispondiEliminamhhh che meraviglia, adoro questi tocchi stranieri alle nostre tavoli
RispondiEliminaConosco bene questa festa, anche qui in Arabia ogni tanto puoi vincere un bel montone per il giardino di casa!!!!
RispondiEliminaOvviamente qui si mangia cucinato in modo diverso, per cui apprezzo tantissimo di poter conoscere il metodo marocchino.
Ciao!
Grazie per averci raccontato di questa tradizione, è bellissimo viaggiare anche in questo modo. Complimenti per la ricetta
RispondiEliminaChe tradizioni bellissime.
RispondiEliminaDel forno pubblico avevo letto sul libro di Jamie Oliver e già da lui mi ero innamorata del Marocco, ma tu ora stai aumentando la mia voglia di visitarlo!
Qualche settimana fa avevo fatto un cosciotto di agnello in forno, avvolto con massaggi dallo strutto, profumato da aromi tipici, cotto per 3 ore in forno dolcemente, ecc, ecc. e mi sembrava di aver fatto chissà che, ma ora che sento della cottura nei carboni....che cosa fantastica!!
wow...che spettacolo... peccato si possa solo guardare...
RispondiEliminainteressante ricetta ...con un racconto più che interessante...
RispondiEliminaby da lia
Racconto come sempre interessantissimo tesoro e la riceta wow la trovo strepitosa!!bacioni,Imma
RispondiEliminaci porti in un mondo profumato e magico con i tuoi racconti..e mi sa che fatto così potrei mangiarlo pure io l'agnello!
RispondiEliminaQuesta è una di quelle pietanze per cui mio marito si trasferirebbe volentieri lì!
RispondiEliminaP.s. Anche in Sicilia prima c'erano dei forni comuni dove la gente portava il pane e non solo a cuocere...
Mia cara anche questa volta mi hai fatto venire voglia di assaggiare i tuoi piatti.
RispondiEliminaHai pensato a cosa cucinare sabato?
Bacioni
La ricetta è bellissima, ma anche il piatto blu!No, è che io guardo tutto... :-D
RispondiEliminacomplimenti per la ricetta e per il racconto.. a presto!
RispondiEliminae' affascinante leggere i tuoi racconti perchè sono così lontani da noi ma in realtà così vicini!
RispondiEliminanon amo la carne di agnello, per questa volta salto la ricetta, invece il tuo racconto è davvero interessante e in alcuni punti molto divertente!
RispondiEliminabacioni
Mi ricordo anche io questa festa..Avrei voglia di riviverla in persona! Mi mancano queste tradizioni! Menomale che ci sei tu che mi fai rivivere così tante esperienze! Baciotti ele!
RispondiEliminaHo una spalla d'agnello glatt presa ieri di 1,684 kg. Non ho il coraggio di infornarla (dopo lunga marinatura) pensando alla macellazione. Però, vedendo le tue foto con il risultato, forse il coraggio mi torna!
RispondiEliminapaese che vai usanze gastronomiche che trovi :)) è sempre bello adattarsi agli usi e costumi dei paesi ospitanti :)) che brava che sei :)
RispondiEliminaAdoro il tuoi splendido modo di raccontare la realtà...mi piace un po' meno sapere che in ogni casa c'è stata una bestiola "da fare fuori".....
RispondiEliminaBaci baci
Io in tutte quelle tende mi sentirei a mio agio e benissimo...poi queste ricorrenze mi piacciono da morire, le tradizioni e i banchetti che ne scaturiscono sono delle verie leccornie, in poche parole la prossima volta invitami...soprattutto per quello che hai cucinato tu!!! ahahahah un abbraccio...a Lollo però!!! Baci.
RispondiEliminaNon amo tanto la carne ma come la proponi tu ci farei un bis! E poi niente peperoncino! Buonaaaaa! Anche se credo non riuscirei mai a sacrificare qualsiasi animale che ho in giardino! Certo però, che in tutte le tradizioni ci sono i sacrifici...
RispondiEliminabesos!
che bel racconto! adesso lo leggo al mio bambino e lo vedo che si immagina in mezzo a montoni e pecoroni. L aprima cosa che dirà sarà: mamma, ci andiamo??? ; )
RispondiEliminaAnche oggi ho imparato qualcosa di bello e di nuovo! Chissà com'è affascinante avviciniarsi spesso a nuove culture...
RispondiEliminaIl montone qui davvero non l'ho mai visto sui nostri mercati, e a dire il vero anche la pecora è difficile... la ricetta è davvero molto gustosa! baci
la tua descrizione è bellissima..ed è, per me, impressionante che ogni famiglia ammazzi in proprio un montone! Brava bellissima ricetta...e ceramica meravgiliosa!
RispondiEliminaBellissimo racconto e ottimo piatto. Grazie, Babi
RispondiEliminaGrazie per questo bellissimo post e per questa fantastica ricetta che personalmente preferirei asaggiare prima di Marocco e poi eventualmente prepararla a casa.
RispondiEliminabacioni
sabina
Ma quant'è bello poter conoscere dal vivo queste culture così diverse dalle nostre e così interessanti!? Chissà che bella questa festa...e il piatto tradizionale dev'essere davvero gustoso!
RispondiElimina'ho sempre sostenuto tu sei una piccola eciclopedia :)
RispondiEliminaconoscevo la festa (causa lavoro) ma non la ricetta, la carne di agnello mi piace e molto :)
magari lo faccio in tajine...
ecco un'altra delle belle cose che si possono imparare vivendo in un mondo tutto diverso dal nostro! sicuramente sarà buonissimo anche cotto al forno! mi sarebbe piaciuto vedere la pecora in sella ihihi!
RispondiEliminaIl tropo benessere ci fa dimenticare che anche qua da noi il montone non odore di Charlie !!!!!
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